Nel
Corano, sia gli ebrei che i cristiani sono conosciuti come Ahl
al-Kitab, che significa «La Gente del Libro». Il Corano stabilisce
distinzioni tra la Gente del Libro. Molti articoli riconoscono che
tra di loro ci siano, sia deviati che giusti. Quando il Corano
critica la Gente del Libro, generalmente si riferisce a quelli che
non hanno aderito al Messaggio dei loro Profeti.
“Che non vi sia costrizione nella religione. (2:256)
Di fatto, dalle origini, la società islamica è stata una società pluralista. Appena Muhammad (pace su di lui) emigrò a Medina per istituire lo stato islamico degli inizi, fu stipulato un trattato fra tutte le tribù, comprese quelle ebraiche che vivevano sul territorio; il trattato sanciva la libertà religiosa e l’uguaglianza di diritti e doveri.
Lo dottrina coranica su «La Gente del Libro»
Il
Corano dice:
“Dite: Noi
crediamo in Dio e nella rivelazione fatta scendere su di noi, e nella
rivelazione fatta scendere su Abramo, Ismaele, Isacco, Giacobbe e le
tribù, e fatta scendere su Mosè e Gesù e quella fatta scendere su
(tutti) i profeti dal loro Signore. Non facciamo distinzione fra
l’uno o l’altro di essi, e a Lui noi siamo sottomessi”.
(2:136)“Che non vi sia costrizione nella religione. (2:256)
Il
Profeta Muhammad
(pace su di lui) stesso dice:
“Chiunque
ferisce un membro appartenente alla Gente del Libro, è come se
ferisce me in persona”.Di fatto, dalle origini, la società islamica è stata una società pluralista. Appena Muhammad (pace su di lui) emigrò a Medina per istituire lo stato islamico degli inizi, fu stipulato un trattato fra tutte le tribù, comprese quelle ebraiche che vivevano sul territorio; il trattato sanciva la libertà religiosa e l’uguaglianza di diritti e doveri.
L’islam
non è una religione escludente. Ma un appello universale al genere
umano (non una religione ‘Araba’ o ‘Orientale’ come lo
dipingono molti).Pur rivolta a tutti i popoli, compresi quelli della
Gente del Libro, il fatto che questi non l’abbiano abbracciata non
costituisce ragione per catalogarli come nemici o infedeli. Quel che
è vero è che il termine
infedele è
d’origine europea; fu usato ai tempi delle Crociate per designare i
Musulmani.
L’islam riconosce la bontà ovunque essa risieda:
“Loro
non sono tutti uguali: fra la Gente del Libro ve ne sono alcuni che
sono giusti. Essi recitano i segni di Dio nelle ore della notte
e si prosternano in adorazione”.L’islam riconosce la bontà ovunque essa risieda:
Nessun
individuo, nessun gruppo può pretendere di avere in monopolio della
misericordia di Dio o negarla ad altri:
“Coloro
che credono (nel Corano) e quelli che seguono le (Scritture)
ebraiche, ed i Cristiani, ed i Sabei; quelli che credono in Dio e
nell’Ultimo Giorno ed operano il bene avranno la loro ricompensa
presso il Signore loro e non avranno timore né si rattristeranno.
Lo dottrina coranica su «La Gente del Libro»
Il
Corano normalmente difende la tolleranza, il rispetto e la buona
volontà rispetto a la Gente del Libro. Per esempio, il verso (60:8)
dice:
Dio
non vi proibisce, riferendosi a quelli che non vi fanno la guerra per
motivi di Religione, né vi cacciano dalle vostre case, siate gentili
con loro e attuate in maniera equa. Senza dubbio ama in maniera
scrupolosa chi è equo. (Al-Mumtahanah).
Oltre a
promuovere la tolleranza, il Corano elogia la Gente del Libro. Nella
surah (21:7), si fa riferimento a quelli come «la gente del
conoscimento» (ahl al-dhikr).
Questo
riconoscimento di un terreno comune si ripete in altri versi, come
nel 3:64, che ordina:
Di
(Oh Messaggero): «Oh Gente del Libro, convenite con una parola
comune tra noi e voi: Veneriamo unicamente Dio, senza attribuirgli
nessun compartecipe e non prendiamoci l’uno con l’altro come
signori al posto di Dio»
(Al-‘Imran, 3:64).
(Al-‘Imran, 3:64).
Un’altra
implicazione del verso (3:115) è che la Gente del Libro sarà
ricompensata. Si ammette generalmente nel Corano che la Gente del
Libro che accetta il tawhid otterrà la salvezza. Per esempio, nel
verso (2:62) si dichiara:
Quelli
che credono (sarebbe a dire, quelli che professano l’Islam) o
quelli che si dichiarano ebrei, cristiani o sabei (o di qualsiasi
altra religione) -quelli che credono realmente in Dio e nel Giorno
del Giudizio Finale e che compiono buone azioni-, ovviamente la loro
ricompensa sarà fatta da il Signore e non dovranno più temere ne
intristirsi.
(Al-Baqara).
La
relazione tra i musulmani e la Gente del Libro
I
musulmani, ebrei e cristiani si relazionano con molta frequenza e
con totale libertà durante il Medio Evo dell’Islam, generando
delle unioni (Cohen, 2000, 39, 42). Per esempio, si incontravano nei
bagni pubblici, e nelle associazioni impresariali formate da
musulmani e non musulmani, nonostante la disapprovazione di alcune
autorità. Alcuni musulmani, addirittura partecipavano alle
celebrazioni religiose cristiane ed ebraiche. Gli ebrei e i cristiani
possedevano abbondanti ed enormi opportunità nella vita di tutti i
giorni «di attraversare le barriere nella gerarchia della società
islamica» (Cohen, 2000, 39). I dhimmis furono ben accetti nei
circoli intellettuali (majalis) e poterono studiare insieme ai
musulmani nelle università, specialmente durante il «rinascimento
dell’Islam», nella città cosmopolita di Bagdad nel X secolo.
Cohen afferma che «i medici ebrei, nella società araba erano in
quantità sproporzionata rispetto alla presenza ebraica nella
popolazione in generale... Formarono anche parte del circolo sociale
dei medici che lavorarono negli ospedali statali, decorando i
tribunali musulmani» (Cohen, 2000, 42).
All’inizio
dell’epoca degli abbasidi, i teologi musulmani e cristiani si
mantennero frequentemente in contatto per corrispondenza, o per mezzo
si dibattiti. Anche se nel dialogo entrambe le parti provavano a
dimostrare la superiorità della proprio religione sull’altra, si
trattava in ogni caso una relazione costruttiva e significativa
(Sirry, 2005, 365-73).
La vita
in Spagna (Al Andalus), tra il 711 : 1492 fu un eccellente esempio di
convivenza tra musulmani, ebrei e cristiani. Gli ebrei e i cristiani,
partecipavano in attività culturali arabe, come concorsi di poesia e
nei circoli intellettuali (Menocal, 2002, 173-80).
Nel
1856, a tutti i cittadini dell’Impero Ottomano vennero dati uguali
diritti. I cittadini di qualsiasi regione potevano essere accettati
dall’amministrazione pubblica e potevano inscriversi alle scuole
militari e statali.
Conclusione
Studiando
il Corano, appare evidente che l’Islam è totalmente tollerante con
l’Ebraismo e con il Cristianesimo. E’ un requisito per i
musulmani rispettare la validità delle Scritture della Gente del
Libro e i suoi diritti a essere trattati con gentilezza. La pratica
del Profeta è consistente con questa visione.
Dobbiamo
concentrarci nelle somiglianze per renderci conto che siamo tutti
fratelli e accettare le nostre differenze come un’opportunità per
apprendere. Durante i conflitti tra il XX e il XXI secolo, tra il
mondo islamico e l’Occidente, la convivenza pacifica tra i gruppi
religiosi si è convertita in un ideale. Ma bisogna guardare
all’esperienza di ebrei e cristiani sotto il dominio islamico nel
Medio Evo per rendersi conto che il pluralismo religioso è
possibile.
Nessun commento:
Posta un commento